Prima ancora che come dispositivo di sicurezza biologico, la mascherina viene percepita dalla nostra mente come un segnale di pericolo. La psicologia sociale ci spiega perché la mascherina è in grado di farci tenere le distanze.
Il detto “l’abito non fa il monaco” nasce proprio per contrapporsi alla constatazione di quanto siamo influenzati dai segnali visivi esteriori nel nostro agire sociale. L’abito fa il monaco, eccome, almeno nella fase iniziale di orientamento di una interazione sociale.
Viene alla mente un celebre esperimento di psicologia sociale, datato ma quantomai attuale. I ricercatori si inventarono la seguente situazione: c’è un uomo a terra, apparentemente svenuto, quante persone si fermeranno per soccorrerlo?
La variabile che veniva cambiata era semplicemente l’abito della persona svenuta. In un caso era vestito in modo attento, decoroso, elegante. Nel secondo caso in modo trasandato, sporco, sciatto.
Ebbene, facile da intuire, la percentuale di soccorsi alla persona ben vestita fu di gran lunga superiore rispetto a quelli dati alla persona mal vestita. Il che indurrebbe subito una prima disarmante precauzione: se vuoi essere soccorso in caso di malore è meglio andare in giro eleganti.
Ma, ironie a parte, questo esperimento ci ricorda l’importanza dei segnali esteriori che noi diamo – spesso impliciti e inconsapevoli – nel guidare il comportamento altrui. Ciò vale anche per un “capo d’abbigliamento” come la mascherina.
Un creativo ricercatore italiano, Massimo Marchiori – matematico di formazione e creativo di vocazione – ha fatto un brillante esperimento, di quelli che avrebbe dovuto pensare qualche psicologo, ed ha misurato quanto indossare una mascherina induca gli altri a starci vicino o lontano.
Lo ha misurato fisicamente, nel senso letterale del termine, facendo indossare un piccolo dispositivo radar e misurando quanto avere o meno la mascherina induca all’avvicinamento e o al distanziamento. Il risultato è stato abbastanza prevedibile – almeno per chi scrive, non per alcuni giornalisti – poiché indossare l’indumento evocativo di un potenziale pericolo ha indotto le persone a mantenere un maggior distanziamento fisico rispetto a quando si è vicini a persone che non lo indossano.
Sempre negli studi d’annata della psicologia sociale fece epoca un altro risultato: le persone più belle, anche se svenute, venivano soccorse più frequentemente rispetto a quelle meno attraenti. Il brutto repelle i soccorritori. Ecco che abbiamo completato la semiotica moderna della mascherina.
Riteniamo veramente interessante constatare che l’uso della mascherina ha questa duplice valenza: protezione biologica e segnale di consapevolezza sociale. Ma anche, come sia decisamente controproducente sceglierla su base estetica: colorata, in assonanza cromatica con la camicietta, decorata, eccetera. Uno di quei rari casi in cui l’antiestetico è di gran lunga preferibile al bello.