Il legame tra tabagismo e il maggior rischio morte per COVID è certo e acclarato – ma i ``veri fumatori`` continuano a negare!
Ha destato scalpore l’ipotesi francese di un potenziale ruolo protettivo della nicotina dal contagio di Coronavirus. La “notizia” è stata subitaneamente rilanciata dalle agenzie di stampa di mezzo mondo, senza minimamente ragionare sugli effetti psicologici di una bufala del genere per i fumatori. Troppo ghiotta da un punto di vita mediatico. Troppo iperbolica per non destare sensazionalismo da prima pagina. Le sette sorelle del tabacco incassano e ringraziano.
Siamo a fine aprile 2020, in apice al lockdown del mondo occidentale.
Sorvolo in questa sede sulle competenze metodologico-scientifiche del neurobiologo e dell’epidemiologa francesi in questione, che con un misero campione di 140 persone si permettono affermazioni che denotano una totale ignoranza della teoria della probabilità A fronte di una letteratura sterminata sulla vulnerabilità dei polmoni e di tutti gli organi dei fumatori di fronte a qualsiasi tipo di agente virale, coronavirus ovviamente compresi. E sorvolo anche sulle decine di studi già presenti con campioni controllati di migliaia di casi che chiaramente dimostrano una letalità raddoppiata per i fumatori che hanno contratto il Covid-19, o sulla necessità raddoppiata per il fumatore di ventilazione meccanica rispetto al non fumatore che ha contratto il virus, o sull’intensità sintomatica infinitamente superiore.
Il ben noto effetto psicologico Dunning-Kruger è ampiamente in grado di spiegare come l’ignoranza conclamata in un campo porti a una distorsione tanto enorme.
L’ignorante non sa di esserlo e si comporta come una esperto pensando di aver fatto la scoperta del secolo. Non può cogliere il senso del ridicolo nelle sue affermazioni, non è in grado di capire l’ingenuità del suo pensiero. Semplicemente, non sa.
Ma ciò su cui al contrario non è possibile sorvolare è rappresentato dall’uso truffaldino, disonesto e criminale fatto da certa stampa sensazionalistica che ha rilanciato una misera ipotesi di due sconosciuti medici francesi – non tanto come fosse la scoperta della pennicillina – ma per gridare in prima pagina che “Chi fuma non prende il COVID”, e che “La nicotina riduce dell’80% il rischio”.
Al netto di tutti i risvolti deontologici che dovrebbero riguardare giornalisti che così smaccatamente manipolano la realtà, ci siamo fatti una semplice domanda: ma chi scrive certe cose, sarà mica un fumatore?
Chi fuma attua uno dei più potenti meccanismi di distorsione e difesa percettiva: la negazione di realtà
E così abbiamo scoperto ciò che osserviamo quotidianamente nella pratica clinica: la negazione percettiva del fumatore sui rischi della sua dipendenza. E’ un fenomeno comune ad ogni forma di tossicodipendenza. Sono quasi sempre i più “tossici” (in senso clinico, ovviamente) a difendere le ragioni più assurde e indifendibili della loro dipendenza. Portano avanti battaglie di anarco-libertarismo in nome del fumo, della libertà di farsi del male, e di fomentare altri nel continuare a farlo. Anzi, li illudono addirittura che fumando ci si vaccini contro le pandemie. Altro che Dunning, qui rimane solo il Krueger… ma quello di Nightmare.
Benintesi, ogni fumatore è libero di dire e affermare ciò che vuole, ci mancherebbe, la libertà di parola è un bene universale. Ma almeno, toglietegli la direzione di un giornale!